Le "Erbe Spontanee" quelle piante che crescono normalmente nei prati e nei campi non coltivati perché tipiche di un habitat e radicate nel territorio.La vegetazione spontanea comprende tutte quelle forme di vita vegetale che crescono anche senza l’aiuto dell’uomo, senza bisogno di essere seminate artificialmente, senza utilizzare concimi chimici… ma semplicemente con l’azione degli elementi naturali quali acqua, luce, vento ed i minerali contenuti nel terreno in cui queste piante attecchiscono e si riproducono. Il tipo di vegetazione che si sviluppa in una data zona dipende dalle caratteristiche della zona stessa, in quanto piante a carattere tropicale non potranno crescere spontaneamente (in alcuni casi, nemmeno con l’aiuto dell’uomo!) in una regione a clima particolarmente rigido.
La conformazione geografica dell’Italia fa sì che il clima vari in maniera significativa a seconda della latitudine: nei climi più freddi delle regioni alpine si sviluppano foreste di conifere (pini,abeti, larici, fino ai 2000 m) e più in alto solo arbusti come i ginepri, muschi e licheni. Nelle zone prealpine o appenniniche si trovano foreste di latifoglie, ad esempio faggi, querce e castagni. La pianura padana è caratterizzata dalla presenza di pioppi, salici ed olmi. Infine nella regione mediterranea e insulare, dove il clima è decisamente più caldo, troviamo la macchia mediterranea: ginestre, corbezzoli, oleandri e piante aromatiche.
• LE CONIFERE
La regione alpina è caratterizzata dalla presenza di conifere, così chiamate in quanto i loro semi sono nella maggior parte dei casi contenuti in una struttura detta cono, meglio nota come pigna; queste piante ad alto fusto sono dette anche aghifoglie per via delle loro foglie strette e coriacee, simili appunto ad aghi, che hanno lo scopo di limitare al minimo l’evaporazione.
Tra le conifere, il larice (Larix decidua) è quello che raggiunge le maggiori altitudini, essendo il più resistente al gelo; ha la caratteristica, inusuale fra le conifere, di perdere le foglie nella stagione fredda. Vi è poi l’abete rosso, il famoso Albero di Natale, chiamato anche peccio (dal nome latino Picea excelsa): l’aggettivo “rosso” fa riferimento non alle foglie, che sono notoriamente verdi, ma alla sua corteccia. Altre conifere sono il pino cembro (Pinus cembra) ed il faggio (Fagus silvatica).
• MUSCHI E LICHENI
Il sottobosco alpino è caratterizzato dalla presenza di muschi e licheni. I muschi sono piccoli vegetali che crescono in boschi o terreni umidi, su cortecce d’albero esposte a nord o su rocce poste in prossimità di corsi d’acqua; si riproducono non tramite semi ma attraverso le spore. Lunghi non più di 20-30 cm, se le condizioni sono propizie essi crescono in maniera fitta costituendo un microambiente all’interno del quale proliferano piccoli insetti, alghe o licheni. I licheni nascono dalla simbiosi tra un fungo ed un’alga, che grazie al reciproco scambio di acqua, zuccheri e sali minerali riescono a sopravvivere anche in ambienti difficili, quali le superfici rocciose o addirittura il cemento. Il corpo del lichene, detto tallo, assorbe come una spugna le sostanze contenute nell’atmosfera, per questo motivo gli unici ambienti che gli sono preclusi sono quelli eccessivamente inquinati. I licheni talvolta disgregano le rocce ove vivono, svolgendo un’attività di “colonizzatori” che favorisce il successivo proliferare di muschi, felci e piante superiori (quelle che si riproducono per seme).
• LE LATIFOGLIE
Nelle zone dell’arco alpino a clima meno rigido, e nell’area appenninica, la vegetazione spontanea è costituta prevalentemente da foreste di latifoglie: si tratta di alberi ad alto fusto e foglie ampie, come sottolinea il nome (contrapposto alle aghifoglie), come faggi, frassini, castagni, querce, aceri. Le principali foreste appenniniche sono le faggete, costituite da alberi alti fino a 40 m con tronco liscio e chiaro cosparso di macchie argentate. I querceti possono essere composti da diverse specie di alberi: i lecci (Quercus ilex), maestosi sempreverdi ed i roveri (Quercus petraea), di tipo deciduo, sopportano sia i climi freschi che quelli costieri non troppo torridi. Tra le altre tipologie di querce, le farnie (Quercus robur) sono più diffuse al Nord, le sughere (Quercus suber) invece prediligono le coste tirreniche.
• IL SOTTOBOSCO
Nel sottobosco, oltre ai già citati muschi e licheni, si possono trovare felci e rovi: le felci sono piante più evolute dei muschi, ma anch’esse si riproducono per spore, a differenza delle piante superiori. Rispetto ai muschi, possiedono radici e foglie ed il loro accrescimento è maggiore. I rovi invece sono piante spinose, infestanti, che prediligono zone umide e soleggiate e per questo si trovano spesso ai margini dei boschi o lungo sentieri di campagna.
• LE FORESTE
La Pianura Padana, la più estesa d’Italia, è di origine alluvionale, nata dai detriti delle montagne dell’arco alpino ed (in misura minore) appenninico, trasportati a valle da fiumi e ghiacciai. La vegetazione spontanea originale era rappresentata da foreste di salici, olmi e pioppi: molto diffuso è ancora il pioppo bianco (Populus alba), che predilige i terreni sabbiosi ed umidi. Gli olmi, alberi con tronco dritto e chioma leggera che possono raggiungere i 30 m di altezza, negli ultimi tempi sono stati decimati da una malattia fungina chiamata grafiosi.
• LA BRUGHIERA
L’intenso sfruttamento dell’uomo ha ridotto al minimo le zone forestali, un tempo estesissime, convertendo la maggior parte dei terreni disponibili in campi coltivati a fini economici. Ora rimane la vegetazione di brughiera: fra le più diffuse vi è la robinia, capace di vivere bene anche in terreni sterili e ghiaiosi. Troviamo inoltre l’erica (Erica carnea) arbusto sempreverde che a partire da febbraio produce fiorellini di color rosa scuro, il brugo (Calluna vulgaris), pianta simile all’erica ma che fiorisce in epoca successiva, ed i già citati rovi.
• LE FORESTE
Le zone più calde, come ad esempio le fasce costiere o le isole, sono caratterizzate dalla presenza di foresta mediterranea sempreverde: un tipico esemplare è la quercia da sughero, o sughera: molto simile al leccio, può raggiungere i 20 m, predilige climi caldi e terreni acidi mentre mal sopporta quelli calcarei. E’ molto diffusa in Sicilia e Sardegna, nonché lungo la Maremma toscana, e viene sfruttata per la produzione di sughero. Insieme alla sughera ed ai boschi di lecci, nelle foreste mediterranee possiamo trovare il corbezzolo, un sempreverde di tipo arbustivo ma che può raggiungere anche i 10 m di altezza.
• LA MACCHIA
Oltre alla foresta mediterranea nelle zone a clima caldo è molto frequente trovare la macchia mediterranea, che ha progressivamente sostituito le leccete: si tratta di una boscaglia di arbusti alti meno di 2 m, composta tipicamente da profumatissime piante aromatiche come lavanda, timo, alloro e rosmarino, ma anche mirto e ginepro.
Sui litorali costieri è molto frequente trovare l’oleandro, un arbusto sempreverde con foglie sottili e glabre, che fiorisce durante tutta la stagione estiva creando una deliziosa cornice bianca o rosa ai giardini marittimi; questa pianta è tanto bella quanto pericolosa, poiché tutte le sue parti sono estremamente tossiche se ingerite.
Infine, un’altra pianta spontanea molto apprezzata per la sua colorata fioritura è la mimosa (Acacia dealbata), che fiorisce in febbraio-marzo producendo fiori gialli riuniti a grappolo. Per la sua caratteristica di pianta pioniera, molto resistente ed anche in conseguenza della sua fioritura pre-primaverile, a partire dagli anni ’50 la mimosa è diventata il simbolo della Festa della Donna, celebrata l’8 marzo.
La conformazione geografica dell’Italia fa sì che il clima vari in maniera significativa a seconda della latitudine: nei climi più freddi delle regioni alpine si sviluppano foreste di conifere (pini,abeti, larici, fino ai 2000 m) e più in alto solo arbusti come i ginepri, muschi e licheni. Nelle zone prealpine o appenniniche si trovano foreste di latifoglie, ad esempio faggi, querce e castagni. La pianura padana è caratterizzata dalla presenza di pioppi, salici ed olmi. Infine nella regione mediterranea e insulare, dove il clima è decisamente più caldo, troviamo la macchia mediterranea: ginestre, corbezzoli, oleandri e piante aromatiche.
• LE CONIFERE
La regione alpina è caratterizzata dalla presenza di conifere, così chiamate in quanto i loro semi sono nella maggior parte dei casi contenuti in una struttura detta cono, meglio nota come pigna; queste piante ad alto fusto sono dette anche aghifoglie per via delle loro foglie strette e coriacee, simili appunto ad aghi, che hanno lo scopo di limitare al minimo l’evaporazione.
Tra le conifere, il larice (Larix decidua) è quello che raggiunge le maggiori altitudini, essendo il più resistente al gelo; ha la caratteristica, inusuale fra le conifere, di perdere le foglie nella stagione fredda. Vi è poi l’abete rosso, il famoso Albero di Natale, chiamato anche peccio (dal nome latino Picea excelsa): l’aggettivo “rosso” fa riferimento non alle foglie, che sono notoriamente verdi, ma alla sua corteccia. Altre conifere sono il pino cembro (Pinus cembra) ed il faggio (Fagus silvatica).
• MUSCHI E LICHENI
Il sottobosco alpino è caratterizzato dalla presenza di muschi e licheni. I muschi sono piccoli vegetali che crescono in boschi o terreni umidi, su cortecce d’albero esposte a nord o su rocce poste in prossimità di corsi d’acqua; si riproducono non tramite semi ma attraverso le spore. Lunghi non più di 20-30 cm, se le condizioni sono propizie essi crescono in maniera fitta costituendo un microambiente all’interno del quale proliferano piccoli insetti, alghe o licheni. I licheni nascono dalla simbiosi tra un fungo ed un’alga, che grazie al reciproco scambio di acqua, zuccheri e sali minerali riescono a sopravvivere anche in ambienti difficili, quali le superfici rocciose o addirittura il cemento. Il corpo del lichene, detto tallo, assorbe come una spugna le sostanze contenute nell’atmosfera, per questo motivo gli unici ambienti che gli sono preclusi sono quelli eccessivamente inquinati. I licheni talvolta disgregano le rocce ove vivono, svolgendo un’attività di “colonizzatori” che favorisce il successivo proliferare di muschi, felci e piante superiori (quelle che si riproducono per seme).
• LE LATIFOGLIE
Nelle zone dell’arco alpino a clima meno rigido, e nell’area appenninica, la vegetazione spontanea è costituta prevalentemente da foreste di latifoglie: si tratta di alberi ad alto fusto e foglie ampie, come sottolinea il nome (contrapposto alle aghifoglie), come faggi, frassini, castagni, querce, aceri. Le principali foreste appenniniche sono le faggete, costituite da alberi alti fino a 40 m con tronco liscio e chiaro cosparso di macchie argentate. I querceti possono essere composti da diverse specie di alberi: i lecci (Quercus ilex), maestosi sempreverdi ed i roveri (Quercus petraea), di tipo deciduo, sopportano sia i climi freschi che quelli costieri non troppo torridi. Tra le altre tipologie di querce, le farnie (Quercus robur) sono più diffuse al Nord, le sughere (Quercus suber) invece prediligono le coste tirreniche.
• IL SOTTOBOSCO
Nel sottobosco, oltre ai già citati muschi e licheni, si possono trovare felci e rovi: le felci sono piante più evolute dei muschi, ma anch’esse si riproducono per spore, a differenza delle piante superiori. Rispetto ai muschi, possiedono radici e foglie ed il loro accrescimento è maggiore. I rovi invece sono piante spinose, infestanti, che prediligono zone umide e soleggiate e per questo si trovano spesso ai margini dei boschi o lungo sentieri di campagna.
• LE FORESTE
La Pianura Padana, la più estesa d’Italia, è di origine alluvionale, nata dai detriti delle montagne dell’arco alpino ed (in misura minore) appenninico, trasportati a valle da fiumi e ghiacciai. La vegetazione spontanea originale era rappresentata da foreste di salici, olmi e pioppi: molto diffuso è ancora il pioppo bianco (Populus alba), che predilige i terreni sabbiosi ed umidi. Gli olmi, alberi con tronco dritto e chioma leggera che possono raggiungere i 30 m di altezza, negli ultimi tempi sono stati decimati da una malattia fungina chiamata grafiosi.
• LA BRUGHIERA
L’intenso sfruttamento dell’uomo ha ridotto al minimo le zone forestali, un tempo estesissime, convertendo la maggior parte dei terreni disponibili in campi coltivati a fini economici. Ora rimane la vegetazione di brughiera: fra le più diffuse vi è la robinia, capace di vivere bene anche in terreni sterili e ghiaiosi. Troviamo inoltre l’erica (Erica carnea) arbusto sempreverde che a partire da febbraio produce fiorellini di color rosa scuro, il brugo (Calluna vulgaris), pianta simile all’erica ma che fiorisce in epoca successiva, ed i già citati rovi.
• LE FORESTE
Le zone più calde, come ad esempio le fasce costiere o le isole, sono caratterizzate dalla presenza di foresta mediterranea sempreverde: un tipico esemplare è la quercia da sughero, o sughera: molto simile al leccio, può raggiungere i 20 m, predilige climi caldi e terreni acidi mentre mal sopporta quelli calcarei. E’ molto diffusa in Sicilia e Sardegna, nonché lungo la Maremma toscana, e viene sfruttata per la produzione di sughero. Insieme alla sughera ed ai boschi di lecci, nelle foreste mediterranee possiamo trovare il corbezzolo, un sempreverde di tipo arbustivo ma che può raggiungere anche i 10 m di altezza.
• LA MACCHIA
Oltre alla foresta mediterranea nelle zone a clima caldo è molto frequente trovare la macchia mediterranea, che ha progressivamente sostituito le leccete: si tratta di una boscaglia di arbusti alti meno di 2 m, composta tipicamente da profumatissime piante aromatiche come lavanda, timo, alloro e rosmarino, ma anche mirto e ginepro.
Sui litorali costieri è molto frequente trovare l’oleandro, un arbusto sempreverde con foglie sottili e glabre, che fiorisce durante tutta la stagione estiva creando una deliziosa cornice bianca o rosa ai giardini marittimi; questa pianta è tanto bella quanto pericolosa, poiché tutte le sue parti sono estremamente tossiche se ingerite.
Infine, un’altra pianta spontanea molto apprezzata per la sua colorata fioritura è la mimosa (Acacia dealbata), che fiorisce in febbraio-marzo producendo fiori gialli riuniti a grappolo. Per la sua caratteristica di pianta pioniera, molto resistente ed anche in conseguenza della sua fioritura pre-primaverile, a partire dagli anni ’50 la mimosa è diventata il simbolo della Festa della Donna, celebrata l’8 marzo.